mercoledì 26 dicembre 2018

CANI & FASHION


Cani e moda vanno molto d’accordo. Nonostante gli amici/nemici gatti vengano da sempre considerati animali maggiormente eleganti nel muoversi e nell’atteggiarsi, la loro scarsa propensione a restare in posa o a eseguire comandi li ha messi in secondo piano, rendendo le passerelle e i servizi fotografici incontrastato dominio dei cani. Nel 2014 la rivista americana Business Insider ha addiritturra stilato una classifica delle razze più trendy in diversi stati del mondo basandosi sugli scatti fotografici presenti sui social network. In Italia la più gettonata è risultata essere quella dei Brussels Griffon, negli Stati Uniti il Bulldog francese, il Boxer in Inghilterra e in Australia il Labrador. Ma in ambito moda a dettare legge sono gli stilisti e questi ultimi confermano in prima persona l’importanza dei cani: amici, ispiratori e compagni di lavoro.
Audrey, il jack russel di Donatella Versace, è così popolare che nel 2013 si è guadagnata un servizio intero sulla rivista Grazia Uk. Il popolare magazine l’ha definita un “cane favolososo” e una “musa ispiratrice”, immortalandola mentre indossa vistose collane o cappottini coperti di sfavillanti pailettes. 
Valentino, invece, predilige i carlini e alcuni di loro sono diventati protagonisti di uno scatto fotografico del 2007, assieme a modelle vestite di rosso, utilizzato l’anno seguente quale locandina del film Valentino the Last Emperor, un documentario sull’addio alla moda dello stilista. 
Poi c’è Giorgio Armani col suo bulldog, Gianni Versace con dei setter irlandesi, Roberto Cavalli e il suo cane lupo, lo yorkshire terrier dello stilista franco-tunisino Azzedine Alaïa, il cagnolino pezzato di Marc Jacobs, i numerosi pastori tedeschi dello stilista francese Andre Courreges, il bulldog francese della stilista Wenlen, il maltesino di Reem Acra, il barboncino nero Gasper di Carolina Herrera, il cagnolino nero e ricciolino dell’inglese Matthew Williamson, l’amato cane di Inès de la Fressange.
Elisabetta Franchi, fashion designer dalla filosofia animal friendly, ha affermato che il suo cane Leone, un labrador dorato, l’aiuta nell’ispirazione e ha detto ai propri dipendenti che possono portarsi i cani al lavoro, cosa che hanno fatto. Non solo, l’amore per i cani l’ha spinta a utilizzare solo pellicce ecologiche e a creare T-shirt per raccogliere fondi contro il randagismo. 
Ma se pensate che lo stretto rapporto tra cani e moda sia un fatto recente vi sbagliate di grosso. La faccenda va avanti da oltre un secolo, con risultati eccellenti. Già nei primi anni del ventesimo secolo, infatti, il cane è uno dei protagonisti del mondo della moda. Sia nelle illustrazioni che nelle foto, le modelle con indosso abiti al passo coi tempi sono spesso accompagnate da uno o più cani in grado di dare all’immagine maggiore impatto visivo, trasmettere un senso di calore, rendere maggiormente credibili e quotidiani capi di abbigliamento, stili di vita, tendenze fashion. Il cane, insomma, come potenziatore di messaggio glamour, ma anche come trade d’union tra visione ideale della moda e applicazione concreta della stessa. 
La rivista Vogue nasce nel 1892 a New York e ancora oggi è considerata uno dei più prestigiosi e autorevoli magazine di moda. La filosofia della rivista prevede una compresenza sia di pezzi e immagini strettamente connessi al mondo dell’abbigliamento, sia di articoli legati alla cultura, al cibo, alla casa, divenendo così un sofisticato sguardo d’insieme al life style. I cani fanno capolino sulle sue pagine sin dai primi anni. Inizialmente, a cavallo tra Ottocento e Novecento, le immagini sono affidate principalmente a illustratori (l’epoca d’oro della fotografia deve ancora arrivare) che spesso inseriscono nelle loro affascinanti illustrazioni splendidi esempi canini. Nel 1922 un cane, primo tra molti, si guadagna persino la copertina. È un greyhound bianco con macchie nere, dalle forme stilizzate ed elegantissime, che ruba la scena alla fanciulla, altrettanto eterea, che lo accarezza. A disegnarlo è Helen Dryden (1887-1981), artista eclettica in grado di spaziare dall’illustrazione all’industrial design passando per i costumi teatrali. Influenzata dagli artisti francesi, ma capace di elaborare tali influenze in un proprio stile delicato in grado di fondere la realtà con elementi fantasiosi, la Dryden più volte inserisce cani nelle sue opere, in particolare i greyhound che evidentemente ritiene maggiormente idonei a sottolineare la propria idea di moda ed eleganza. 
Altri artisti fanno scelte differenti. Per esempio, l’inglese Anne Harriet Fish (1890 – 1964) punta su minuscoli cagnolini che sembrano batuffoli di cotone, quasi accessori da tenere in braccio o nella borsetta. Si tratta generalmente di pechinesi, con cui dare un tocco di esotismo alla sue figure femminili dai grandi occhi sgranati. 
È anche il periodo a influire sulla scelta dei “fashion dog”. I già citati pechinesi si trovano al centro dell’attenzione per tutti gli anni dieci del ventesimo secolo, negli anni Venti tocca ai greyhounds, alla fine dei Venti e per tutti i Trenta si fanno largo i terrier. Si tratta di mode, anche molto durature, sulle quali hanno influenza vari fattori, talvolta semplici “capricci” del fato. Quando il celebre attore Rodolfo Valentino (1895 – 1926) viene notato su una spiaggia mentre passeggia con un bel Irish wolfhound bianco dal nome importante, Centaur Pendragon, il cane (e tutti quelli della sua specie) sale alla ribalta, divenendo immediatamente una star del mondo della moda. Una tendenza, questa che vede i cani degli attori diventare celebrità a loro volta e irrompere nell’industria del fashion, che si accentua col passare del tempo e con l’imporsi della fotografia. Non solo, a ottenere i favori delle cronache modane e delle riviste di fashion sono anche i cani di reali (in particolare le regine d’Inghilterra che con i quadrupedi hanno un bel feelling), politici e personaggi pubblici vari. 
Il binomio cani/moda funziona anche oltre oceano. In Francia, negli anni Dieci, a sponsorizzarlo è la stilista Coco Chanel (1883-1971). Nel 1913 viene immoratalata di fronte al suo primo negozio, nella località balneare di Deauville, mentre indossa un capo di suo creazione e ha al fianco due King Charles spaniel. Altri cani, anche se meno esposti mediaticamente, l’accompagneranno per il resto della sua vita.
La triangolazione col mondo del cinema, invece, porta la firma dell’attrice inglese Joan Collins (1933) che negli anni Cinquanta si fa fotografare a Londra in languida posa assieme al suo barboncino colorato di rosa. Vaporoso confetto, il cagnolino avrebbe dovuto, a suo avviso, amplificarne lo charme, l’immagine glamour. A quanto pare la cosa funziona, visto che la Collins sbarca con successo a Hollywwod e diverse sue colleghe la imitano “pittando” di zuccherosi colori i propri barboncini di cui non ci è dato conoscere l’opinione in materia.
Così, saltando di stilista in stilista, e da fashion designer a vamp del cinematografo, si arriva fino agli anni Novanta, quando Katy England (1966), fashion editor e stilista inglese, non solo si dimostra una dog lover, ma dedica a uno dei suoi cani un servizio fotografico sulla rivista i-D. La fortunata è un bull terrier di nome Mouse che, assieme alla sorella Juice (appartenente ad Alexander McQueen), appare sul numero datato novembre 1998 della suddetta rivista.
Eccoci quindi ai giorni nostri, e alle innumervoli dimostrazioni di stima e collaborazione tra stilisti e cani di cui si è accennato all’inizio di questo articolo, perché se un tempo si diceva “mostrami il tuo cane e ti dirò chi sei”, oggi si potrebbe affermare “mostrami il tuo cane e saprò come ti vesti.”

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